GRAMMATICA DELLA VISIONE

Vedere è una capacità innata che non richiede particolari sforzi e apprendimenti.

La percezione visiva e l'osservazione, però, sono qualcosa di diverso.
In realtà si tratta di attvità mentali che possono essere esercitate considerando ciò che ci circonda con rinnovata curiosità ed attenzione.
Felice Varini, 1996 Trapezio con due diagonali
Le linee di Varini non sono dipinte su un vetro che chiude lo spazio. L'ambiente è aperto e il disegno percorre pavimento, pareti, porta e soffitto.
Bernard Pras costruisce le sue figure utilizzandoi materiali più disparati, quasi sempre sono oggetti da discarica.
Foto di Steve Winter pubblicata su National Geographic

Il campo visivo

Ciascuno dei nostri due occhi fornisce una immagine circolare, la sovrapposizione parziale dei due cerchi produce una forma ellittica.
L'angolo visivo è normalmente di circa 120°, ma non tutto ciò che entra in quest'area viene percepito in modo ben definito. Solo ciò che che riesce ad impressionare la fòvea, che è una porzione limitata della retina situata vicino al nervo ottico, risulta perfettamente nitido. L'angolo visuale in questo caso corrisponde a 5 - 10°.



In questo quadro cubista di Georges Braque (1882-1963) si nota come, analogamente al nostro campo visivo, gli elementi più elaborati e meglio definiti del quadro sono contenuti in una forma ellittica.
Per disporre di informazioni di buona qualità siamo portati in continuazione, istintivamente ed in modo assai rapido a mantenere ciò che stiamo osservando nell'area foveale.
Questi movimenti oculari si chiamano movimenti saccadici e sono stati studiati in particolare dallo scienziato russo, Alfred L. Yarbus negli anni '50 e '60 del secolo scorso.
Quando osserviamo un volto i movimenti oculari insistono sugli elementi che lo caratterizzano maggiormente: gli occhi, il naso, la bocca e l'ovale.


PERCEPIRE LA REALTÀ

La percezione è in realtà una attività del cervello, come il pensiero: si tratta di prendere in considerazione dei dati e di giungere ad una conclusione.
Talvolta però può accadere di non scorgere ciò che è presente fisicamente, oppure, al contrario, di vedere ciò che non esiste.



Il cubo di Necker permette di avere una percezione mutevole: la parete gialla diventa alternativamente quella più vicina e quella più lontana.
Diamo per scontato che quelli che vediamo qui sopra siano un cerchio ed un rettangolo sovrapposti.
Sono invece tre aree accostate con ciascuna il proprio colore.

In questo caso è difficile vedere ciò che è fisicamente presente.

Uwe Loesch, 1986 Manifesto contro la contaminazione dell'incidente nucleare di Chernobyl
Molti animali, per sfuggire alla vista dei predatori, possiedono delle livree che hanno le caratteristiche delle superfici sulle quali vivono solitamente.


Il quadrato centrale può essere percepito come in primo piano o come parete di fondo. Dipende se si interpreta la figura come un tronco di piramide o un vano vuoto.

FIGURA E SFONDO

Nell'osservare una scena siamo portati istintivamente ad operare una scelta tra ciò che rappresenta una figura e ciò che invece fa da sfondo.
Figura e sfondo non possono essere percepiti contemporaneamente e non ci è possibile esaminarli con lo stesso grado di attenzione.
La presenza di alcune caratteristiche delle forme ci facilita il compito.
Il logo aziendale di Carrefour

forme pregnanti

Nel nostro modo di percepire gli elementi che introduciamo nel nostro campo visivo siamo portati a organizzarli secondo figure geometriche regolari come il cerchio, il triangolo ed il quadrato.
La visione risponde essenzialmente a criteri di semplicità, regolarità e concisione.
Nel triangolo virtuale di Gaetano Kanisza la nostra mente riesce a vedere un triangolo che in realtà non esiste.
I pallini gialli presenti nell'immagine di sinistra formano decisamente un cerchio.
Se, come nell'immagine al centro, togliamo alcuni elementi continueremo a vedere un cerchio.
Se però i pallini rimangono tre, appare un triangolo poiché questa è la forma che organizza nel modo più semplice gli elementi presenti.


La legge della buona forma o del destino comune ci ricorda che quando si incrociano due figure diverse la percezione dei loro contorni segue la soluzione più semplice e unitaria.
Vedremo un quadrato ed un cerchio sovrapposti piuttosto che due figure complesse che si toccano.
In questo insieme di blocchi di cemento tendiamo a vedere delle fasce che si intrecciano piuttosto che delle forme che si interrompono.

Le leggi della configurazione

La nostra percezione tende a coordinare e a compattare certi gruppi di figure se queste rispondono a determinate caratteristiche che le rendono simili. Queste leggi sono molto importanti nella composizione visiva. Hanno un impatto più o meno efficace poiché le variabili in gioco sono molteplici.
Somiglianza delle forme
Somiglianza del colore
Somiglianza delle dimensioni
Somiglianza della posizione
Somiglianza dell'orientamento
Kasimir Malevič, 1916 Composizione suprematista
Kasimir Malevič (1878-1935), pittore russo e caposcuola del Suprematismo, ha prodotto molte opere in cui la composizione di forme geometriche è guidata dalle leggi della configurazione.

La costanza percettiva

La forma degli oggetti che ci circondano cambia in continuazione, basta mutare il punto di vista ed assumono aspetti molto diversi.
I piatti, le ruote delle automobili, così come tutte le forme circolari, hanno forma di cerchio solo quando li osserviamo da una posizione perpendicolare al loro centro.
Nella maggior parte delle occasioni ciò che chiamiamo cerchio lo vediamo come una ellisse.
Costanza della forma
In questa serie di figure non vediamo cinque quadrilateri di forma diversa, ma siamo portati a vedere lo stesso quadrato che si inclina sempre di più.
Costanza delle dimensioni
Anziché vedere una serie di quadrati che rimpiccioliscono progressivamente, tendiamo a interpretare questa sequenza come formata dallo stesso quadrato che si allontana.
Costanza del colore
La variazione di colore la interpretiamo come se fosse dovuta ad una maggiore illuminazione.
Non ci sembra realizzata con colori diversi, ma provocata da un fascio di luce.
László Moholy-Nagy, 1927 A19

indici di profondita



Esistono dei metodi piuttosto semplici, non complessi come la prospettiva, che permettono di disporre degli elementi visuali in uno spazio a due dimensioni e di ottenere effetti tridimensionali.







Grandezza relativa: se la forma posta più in alto viene rimpicciolita la percezione della profondità è assai efficace.

Sovrapposizione: quando il contorno di una figura interrompe quello di un'altra interpretiamo le forme come disposte su piani diversi.

Colore: se il colore della forma posta più in alto e rimpicciolita è più chiaro dell'altra, l'effetto è ancora più convincente.

Gradienti: quando le variazioni di posizione, grandezza e colore si presentano in modo continuo e progressivo.
In questo affresco di Benozzo Gozzoli (1420-1497), per disporre la folla di personaggi vediamo utilizzati il metodo della sovrapposizione e della grandezza relativa.
Slittamento: quando una forma viene disposta più in alto sembra avere una posizione più lontana rispetto a quella posta in basso.

Benozzo Gozzoli, 1459-61 dettaglio della parete orientale della Cappella dei Magi

LE ILLUSIONI OTTICHE

Molte volte l'interpretazione delle informazioni visive ci induce in errore.
Le illusioni ottiche spaziano su diversi temi, ma la maggior parte coinvolge la nostra capacità di percepire la regolarità di figure geometriche, la stima imprecisa di toni di colore e lo spaesamento difronte a effetti tridimensionali.
IIlusione di Hering
Le due rette blu sembrano curvate.L'effetto è dovuto alla presenza delle linee disposte a raggiera

Effetto di diffusione
Il colore rosso è lo stesso su tutta la lunghezza, ma appare più chiaro quando vi si sovrappone la trama bianca che risulta essere in grado di irradiare maggiore chiarore.

Il logo delle automobili Renault
Dettaglio della litografia Belvedere di Maurits Escher del 1958.
Le frecce di Müller-Leyer
I due segmenti sembrano avere lunghezze diverse.
In questo caso tendiamo a dare maggiore valore alle dimensioni globali delle due figure.



Il triangolo di Penrose
Sembra essere la rappresentazione di un oggetto tridimensionale, ma ci rendiamo conto che questa forma non può essere costruita in modo compatto.

L'esperienza

La facoltà di distinguere le immagini è in gran parte innata, ma l'abitudine e l'esperienza sviluppano la capacità di organizzare meglio i dati percepiti.
È una abitudine assai diffusa quella di voler riconoscere immagini familiari in campi disseminati di elementi casuali come su una parete, un pavimento o un cielo con le nuvole.
Riconoscere una immagine è una azione intenzionale: vedere non è un fenomeno puramente meccanico
La memoria visiva può trarci talvolta in inganno.
Foto di Alfred Gescheidt, 1972
Salvador Dalí (1904-1989) nelle sue opere propone spesso immagini ambigue o polivalenti, nell'esempio che vedi qui sotto le sovrapposizioni sono molteplici.

LA SINESTESIA

La sinestesia è quel fenomeno che si crea quando ad una sensazione visiva se ne associa un'altra che appartiene ad un'altra area sensoriale.
Possiamo anche chiamarla percezione intersensoriale.
Parlare, ad esempio, di colori caldi, di tinte squillanti, di linee dolci sono tutti modi di esprimere associazioni tra dati visivi e stimoli di tipo tattile, uditivo o gustativo.

La comunicazione visiva, specie quella che ha scopi pubblicitari, è molto ricca di messaggi intersensoriali.
Vasilij Kandinskij chiede nel 1923 ai suoi allievi del Bauhaus di assegnare i tre colori primari alle tre forme geometriche elementari. Questo è il risultato.
Associare alle forme che vedi qui sopra le parole "takete" e "maluma", termini senza senso ma dotati di diversa assonanza, è l'esperimento eseguito nel 1927 da Wolfgang Köhler (1887-1967).
Forme appuntite e angolari sono più facilmente associate a colori chiari e vistosi come il giallo o l'arancio, mentre le forme compatte e tondeggianti suggeriscono colori più "pacati" come il blu.
Associare alle forme che vedi qui sopra le parole "takete" e "maluma", termini senza senso ma dotati di diversa assonanza, è l'esperimento eseguito nel 1927 da Wolfgang Köhler (1887-1967).
Nelle campagne pubblicitarie per la promozione dei profumi, specie per quelli destinati al pubblico femminile, si usano frequentemente le caratteristiche sinestesiche del colore.